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Mandammo Timoteo

Oggi è il Venerdì Santo, il giorno in cui i cristiani ricordano che Gesù fu inchiodato alla croce.

Sembra una cosa strana da celebrare. Celebriamo che un uomo innocente è stato assassinato, appeso a una croce per morire.

Ma quell’uccisione, quel sacrificio, è ciò che ci permette di avvicinarci a Dio. È la nostra fede nel sangue innocente che ci permette di vivere per sempre. Basandoci sul piano di Dio, predetto secoli prima del tempo di Gesù, e sul carattere coerente di Dio, che richiede sia giustizia che misericordia e amore, e sulla natura e le azioni coerenti di Dio che richiedevano un sacrificio di sangue come pagamento per i nostri peccati, Cristo ha volontariamente preso su di sé la punizione per i nostri peccati mentre era appeso alla croce.

Non era che volesse essere ucciso, ovviamente. Ha persino pregato il Padre che, se ci fosse stato un altro modo, Dio usasse quest’altro modo per riportare tutte le persone a sé, riconciliandole con sé stesso.

Ma non c’era. Non c’era altro modo. Solo in questo modo tutta l’umanità poteva trovare rifugio, trovare salvezza, in Cristo con Dio. Gesù è andato alla croce per redimere le persone dal regno delle tenebre affinché potessero entrare nel regno di Dio, portando gloria al Padre grazie al suo amore, alla sua grazia e alla sua misericordia verso il suo popolo.

Questo è il messaggio che Paolo portò al popolo di Tessalonica e a tutte le città in cui viaggiò: Cristo crocifisso.

Questo è il messaggio.

Era il messaggio che animava Paolo, che lo portava a viaggiare attraverso l’attuale Israele, Libano, Turchia, Grecia, Macedonia, Malta, Italia e oltre… a piedi. Ed era lo stesso messaggio che fece sì che Sila, Timoteo, Barnaba, Giovanni Marco e molti altri si unissero a Paolo in questi viaggi, soffrendo grandemente mentre procedevano:

Cristo è stato crocifisso affinché noi possiamo vivere per sempre.

Me ne sono ricordato oggi mentre leggevo la prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi. Sapeva che i Tessalonicesi avrebbero affrontato una forte persecuzione per la loro fede e continuava a pregare per questi nuovi credenti. Paolo era con i suoi compagni – Sila, Timoteo e forse anche Luca – ad Atene, probabilmente poco prima di dirigersi verso l’Acaia, nella città di Corinto, e Paolo arriva a un punto in cui deve assolutamente sapere. Deve scoprirlo. I Tessalonicesi rimangono saldi nella loro fede in Cristo crocifisso?

Perciò, non potendo più resistere, preferimmo restare soli ad Atene; e mandammo Timoteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni; infatti voi stessi sapete che a questo siamo destinati.

1 Tessalonicesi 3:1-3

Qui abbiamo Paolo da Tarso. Sila, che è un cittadino romano, forse da Roma. Timoteo da Listra. E apparentemente anche Luca da Troade. Viaggiano tutti insieme, uomini di luoghi e origini diverse, ma motivati e mossi da un’idea specifica: che Cristo è stato crocifisso, e devono glorificare Dio raccontando questa incredibile notizia ad altre persone, portando quante più persone possibile a conoscere Cristo. Le loro vite avrebbero contato, non solo per oggi, non solo per i prossimi venti, trenta o quarant’anni, ma per l’eternità perché hanno afferrato quella che era la notizia più importante e hanno chiamato le persone a conoscere Gesù, il Messia che era stato ucciso sulla croce e che ora era risorto, vivo, e la Via per venire al Padre.

A causa di questo semplice fatto storico che ha cambiato tutto – il fatto di Gesù Cristo crocifisso, che adempie alle profezie e redime le persone al regno di Dio attraverso tutti i tempi – si sono lasciati inviare dallo Spirito Santo e dalla chiesa, mettendosi in grande pericolo, rovinando il loro futuro finanziario e distruggendo la loro reputazione con tutti tranne coloro che credevano.

E allo stesso modo, hanno mandato Timoteo in una delle città più pericolose che avessero mai visitato. È la stessa città in cui si era formata una folla che era persino entrata nella casa di un uomo e lo aveva letteralmente trascinato fuori e davanti ai funzionari della città. Forse solo Listra e Gerusalemme potevano essere considerate più pericolose, dato ciò che sappiamo essere accaduto. Eppure, la posta in gioco era troppo alta per non andare. I Tessalonicesi stavano perseverando nella loro fede? Paolo doveva saperlo, così, mentre continuava il suo lavoro ad Atene, poi sulla strada per Corinto, mandò Timoteo a Tessalonica per sapere come avevano affrontato la persecuzione derivata dalla loro fede.

Questo è lo stesso messaggio che ci muove anche oggi. È la stessa ragione per cui ci siamo trasferiti in un altro paese dove potevamo incontrare persone che arrivano in Europa da tutta l’Africa, l’Asia e il Medio Oriente. È la stessa ragione per cui il nostro team ha inviato uomini che porteranno il Vangelo al loro popolo. Questo unico messaggio centrale è il messaggio che tutti devono ascoltare: Cristo è stato crocifisso per il perdono dei peccati, per introdurre le persone nel regno di Dio, per la gloria di Dio e del suo Cristo, il re Gesù.

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