Il tema nel libro di 1 Corinzi continua, capitolo dopo capitolo. Questa volta, Paolo fa una distinzione tra coloro che parlano in lingue nella chiesa e coloro che profetizzano. La questione centrale che solleva è questa:
Chi parla in altra lingua edifica se stesso; ma chi profetizza edifica la chiesa.
1 Corinzi 14:4
Di cosa sta parlando Paolo qui? Sta dicendo che se parli in lingue, stai parlando la lingua dello Spirito di Dio. E questo è buono. Dovremmo parlare la lingua dello Spirito.
Ma all’interno della chiesa, Paolo dice che questo porta poco o nessun beneficio. Nessun altro può capire ciò che stai dicendo. Sì, può esserci – e in effetti deve esserci – un interprete. Senza un interprete, Paolo dice che non ci dovrebbe essere il parlare in lingue.
Eppure, anche se c’è un interprete, chi viene edificato? Chi viene costruito spiritualmente? Secondo Paolo, è colui che sta parlando, e solo colui che sta parlando, non chi sta ascoltando.
Perciò Paolo dice che dobbiamo iniziare a pensare come adulti e non più come bambini:
Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi; ma nella chiesa preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli altri, che dirne diecimila in altra lingua.
Fratelli, non siate bambini quanto al ragionare; siate pur bambini quanto a malizia, ma quanto al ragionare, siate uomini compiuti. È scritto nella legge:
«Parlerò a questo popolo per mezzo di persone che parlano altre lingue e per mezzo di labbra straniere; e neppure così mi ascolteranno», dice il Signore.
1 Corinzi 14:18-21
Cosa significa che dobbiamo pensare come adulti e non come bambini? I bambini pensano a ciò che vogliono. Pensano a ciò che li rende felici. I bambini pensano a ciò che li soddisfa nel momento presente, a ciò che vogliono adesso.
Gli adulti, invece, dovrebbero pensare al bene di ciò che gli altri vogliono. In realtà, pensano ai bisogni dei bambini. Dovrebbero pensare a ciò di cui gli altri hanno bisogno, non solo a ciò che vogliono in quel momento.
Questo tema si inserisce perfettamente nella conversazione sull’unità che Paolo ha portato avanti nella sua lettera ai Corinzi. Un modo molto importante in cui possono raggiungere l’unità è smettere di pensare a ciò che vogliono, ma concentrarsi su ciò che è necessario per edificare gli altri, per edificare il corpo di Cristo.
Invece, Paolo dice che le parole di istruzione e le parole di profezia sono quelle necessarie per edificare gli altri. Infatti, fa una distinzione chiara con la profezia, dicendo alle persone di desiderare il dono della profezia affinché possano profetizzare all’interno della chiesa.
Cosa significa questo? Paolo sta dicendo che dovremmo avere una chiesa piena di persone che predicono il futuro continuamente?
Pensiamo a una persona che ha un dono profetico. Questa persona, un profeta, parla in due modi principali:
Primo, sì, parla del futuro. Annuncia ciò che deve venire. Pronuncia parole di incoraggiamento riguardo all’opera futura di Dio e al significato della sua opera nelle nostre vite. Come credenti, siamo umiliati e veniamo nel timore della grande potenza di Dio, ma è proprio in questa potenza che riponiamo la nostra speranza e fede per la vita eterna e per la restaurazione di tutte le ingiustizie del mondo. L’opera di Dio è un incoraggiamento per ciascuno di noi, sia perché giungerà a un fine giusto e santo, sia perché Dio include ognuno di noi che siamo in Cristo e nel suo regno nella sua opera. Queste profezie, quando sono in linea con la parola di Dio, sono un grande incoraggiamento per il corpo di Cristo, per la chiesa, e dovrebbero edificare la chiesa ogni volta che vengono ascoltate.
Tuttavia, un secondo tipo di messaggio profetico è un richiamo al riallineamento con Dio, una chiamata al popolo di Dio a tornare al Signore. Il profeta profetizza, parlando al popolo di Dio affinché ascolti il chiaro invito al pentimento. Egli pronuncia una parola chiara da parte del Signore quando il popolo si è allontanato dal cammino che Dio ha tracciato per loro, chiamandolo a ritornare a Lui.
Questi richiami al pentimento, questi inviti al ritorno, sono anch’essi incoraggianti per l’intera chiesa, perché sono richiami a tornare a Cristo. Sono inviti a tornare a colui che unisce il suo intero corpo. E inoltre, dice Paolo, se un incredulo è presente mentre i credenti stanno profetizzando, capirà che Dio è davvero tra loro. Non perché sta ascoltando una lingua strana, ma perché sarà convinto del peccato come risultato del messaggio profetico.
Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i segreti del suo cuore sono svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi.
1 Corinzi 14:24-25
Ci sono diversi modi in cui possiamo esprimere il punto che Paolo sta facendo. Egli sta chiamando il popolo all’unità e a edificarsi a vicenda all’interno della chiesa, a costruire la chiesa, a costruire le persone intorno a lui.
Un altro modo in cui ho sentito esprimere questo concetto, e a cui tendo a sottoscrivere personalmente, è porre questa domanda: “Quale regno sto costruendo? Il regno di Dio, dove Cristo è re? Oppure il mio regno?”
In altre parole, sto dedicando più tempo a pensare a ciò che voglio e a ciò che preferisco? E poi agisco in base a quei pensieri? Oppure sto dedicando più tempo a pensare a ciò che edificherà il corpo di Cristo, diventando così parte della soluzione che costruirà il regno di Dio e gli darà gloria… e poi agendo su questo?
Queste sono domande importanti, credo, anche per la chiesa di oggi. Ci sono molte altre questioni futili che ci dividono oggi basandoci sulle nostre preferenze personali. Ci sono molti diversi tipi di chiese che si separano da altre chiese per scelte stilistiche. Scelte nella musica. Scelte nello stile di predicazione. Scelte nei tipi di sedie su cui ci sediamo. Scelte nella temperatura della stanza. Quindi, in realtà, come si suol dire, se puntiamo il dito contro gli altri – come potremmo fare qui con la chiesa di Corinto – abbiamo tre dita che puntano direttamente contro di noi. Ciò di cui potremmo accusare i Corinzi, lo facciamo anche noi, e anche peggio.
Dobbiamo quindi cercare modi in cui possiamo edificare il corpo di Cristo, modi in cui possiamo costruire gli altri in Cristo, non abbatterli.
Dio ci aiuti a edificare il corpo per la costruzione del tuo regno, alla tua gloria.