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Generazioni di discepoli

Come squadra, il nostro obiettivo è raggiungere quattro generazioni di discepoli all’interno di diversi filoni di lavoro, i quali a loro volta andranno a fare discepoli e chiese che faranno discepoli e avvieranno nuove chiese. Il nostro lavoro si concentra su diversi gruppi di persone, che siano immigrati africani o asiatici in Europa, mobilitando gli europei nativi a svolgere questo stesso compito, oppure condividendo il Vangelo e mobilitando altri in ulteriori luoghi, nei paesi da cui provengono molte delle persone che raggiungiamo qui in Europa.

Il piano di formare quattro generazioni di discepoli non si basa semplicemente su un obiettivo arbitrario di raggiungere questo numero. Al contrario, vediamo questo numero di generazioni così come Paolo scrive a Timoteo nella sua seconda lettera per incoraggiarlo a continuare nella sua fede, facendo discepoli che insegneranno ad altri.

Allo stesso modo, come credenti e seguaci di Cristo, crediamo che il ruolo che Cristo ci ha lasciato fino al suo ritorno sia quello di vivere la vita della nuova creazione che Egli ci ha donato, producendo il frutto dello Spirito Santo, e poi insegnando ad altri a fare lo stesso.

Ma c’è un’ulteriore importante lezione che impariamo da Paolo leggendo la sua lettera a Timoteo. Non dovremmo solo insegnare ad altri a fare lo stesso, ma Paolo dice che Timoteo deve insegnare ad altri ad insegnare ad altri.

E le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri.

2 Timoteo 2:2

Come possiamo descrivere la catena di discepoli che vediamo in questo caso? Possiamo comprenderla in questo modo:

  • Paolo ha già insegnato a Timoteo in presenza di molti testimoni.
  • Timoteo ora deve insegnare ad altri, agli “uomini fedeli”.
  • E quegli uomini fedeli saranno istruiti a tal punto da poter insegnare ad altri.

In tutto, vediamo quindi quattro generazioni di discepoli in questo esempio:

  1. Paolo
  2. Timoteo e i testimoni
  3. Uomini fedeli
  4. Altri

Questo fare discepoli generazionale non è diverso da ciò che vediamo anche in altri insegnamenti di Gesù. Ad esempio, quando Gesù pregava per i suoi discepoli poco prima di andare alla croce, disse:

Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola.

Giovanni 17:20

Gesù si riferisce ai suoi discepoli, ma dice che non sta pregando solo per loro. Sta pregando anche per coloro che verranno dopo di loro, quelli che crederanno attraverso il loro messaggio. Era importante che Gesù dimostrasse, attraverso il suo insegnamento, come i discepoli dovessero insegnare ad altri, e insegnare ad altri ad insegnare ad altri!

Possiamo anche guardare al Grande Mandato:

Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente.

Matteo 28:19-20

Gesù dice ai suoi discepoli di andare a fare discepoli, ma poi aggiunge che devono insegnare a quei discepoli tutto ciò che Egli aveva comandato loro di fare.

E cosa aveva appena comandato ai suoi discepoli di fare? Di fare discepoli! Quindi i discepoli non devono solo fare un discepolo, ma devono fare discepoli che faranno discepoli. Devono non solo essere discepoli che fanno discepoli, ma devono essere formatori di formatori di discepoli.

Perché questa enfasi?

Dovremmo chiederci… perché vediamo così tanta enfasi su questo modello di fare discepoli che fanno discepoli? Perché sia Gesù che Paolo mettono in evidenza questo aspetto nelle loro opere e nei loro insegnamenti?

Credo che ci siano tre ragioni principali:

Primo, il nostro desiderio è che il movimento verso Cristo e la crescita del regno di Dio continuino a diffondersi anche se arriva la persecuzione e qualcuno, persino il leader principale, viene ucciso o in qualche modo tolto dall’opera del regno. Facendo discepoli che possono fare discepoli, diventa impossibile fermare l’opera perché essa è decentralizzata. Non c’è una persona principale, né un unico centro, se non l’adorazione di Gesù stesso.

È per questo che l’opera del regno è continuata dopo che Gesù è tornato al Padre. Il regno non smise di crescere. Anzi, fu proprio in quel momento che iniziò davvero.

In modo simile, quando Paolo fu messo in catene, l’opera della chiesa primitiva continuò ad espandersi. Altre persone continuarono a condividere il Vangelo, fare discepoli e fondare nuove chiese anche in assenza di Paolo. Avevano imparato cosa fare e continuarono l’opera anche senza di lui.

Secondo, come conseguenza della prima ragione, costruire un’organizzazione o un movimento attorno a una persona principale probabilmente creerà divisioni. Nonostante siamo cristiani e redenti in Cristo, ci sono ancora molte situazioni in cui la competizione entra in gioco: quando qualcuno desidera prendere il posto di un leader, o quando i seguaci iniziano a preferire un leader rispetto ad un altro. Questa scelta di leader crea divisione dove invece dovrebbe esserci unità.

È la situazione che vediamo a Corinto, dove alcuni dicevano di seguire Paolo, altri Apollo, altri Pietro, e altri ancora Cristo.

Gesù insegnò ai suoi discepoli che non dovevano contendersi autorità o potere, cercando di primeggiare l’uno sull’altro. Insegnò invece che ci dovesse essere amore e sottomissione reciproca, tutti sotto l’autorità e la guida di uno solo, il creatore, salvatore e Signore di tutti: Gesù, e solo Lui.

Terzo, pensando all’espansione del Vangelo, sia Gesù che Paolo insegnarono il processo relativamente lento, ma profondo e accurato, del fare un discepolo. L’effetto moltiplicatore di fare discepoli che possono fare discepoli apre la possibilità che più persone, più rapidamente, possano ascoltare il Vangelo e seguire Cristo. Il regno di Dio diventa anche geograficamente libero e non confinato, poiché il Vangelo si diffonde attraverso relazioni piuttosto che rimanere legato a un luogo, come vediamo in molte chiese oggi. In breve, mentre fare discepoli in un dato momento può sembrare un processo lento — e in realtà lo è — l’effetto moltiplicatore del fare discepoli che fanno discepoli può muoversi più velocemente e andare più lontano di qualsiasi megachiesa sulla terra, se visto nel lungo periodo.

Come avviene questo?

Fare più generazioni di discepoli è il modello che vediamo sia negli insegnamenti di Gesù che in quelli di Paolo. Quindi dovremmo chiederci: come avviene questo?

Questo accade solo facendo discepoli in un modo che sia biblico e riproducibile.

Dobbiamo seguire l’insegnamento della Bibbia. Gli esempi che vediamo nelle Scritture sono sia ciò che dobbiamo insegnare sia un modello da seguire. Dovremmo cercare sia il messaggio che il metodo dell’insegnamento. Al minimo, dovremmo trarre principi dal metodo per poter fare lo stesso. Non solo dobbiamo cercare la teologia nelle Scritture, ma anche comprenderne la pratica.

Come dice un caro amico: dovrei credere che la teologia che apprendo nella Bibbia sia ispirata da Dio, ma non credere che anche la pratica lo sia?

La nostra pratica del fare discepoli deve anche essere riproducibile. L’insegnamento che trasmetto deve poter essere messo in pratica in modo semplice da chi sto insegnando. Devono essere in grado di fare ciò che io ho fatto, in modo che la persona successiva possa riprodurre la stessa pratica con qualcun altro, insegnandogli a fare lo stesso.

In questi modi — biblici e riproducibili — possiamo vedere discepoli di Gesù formati da una persona all’altra, di generazione in generazione, per l’espansione del regno di Dio, per la sua gloria soltanto.

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