Categories
Band

Ingiustizia

Quando subiamo un torto, i sentimenti, le emozioni, possono essere molto profondi. Quando qualcuno ci ha fatto qualcosa di sbagliato, vogliamo giustizia. Vogliamo che paghi. Vogliamo retribuzione.

Ma quando ricordiamo ciò che Dio ha fatto per noi, dovrebbe emergere un altro lato. Grazia e misericordia devono essere considerate.

Penso che questo sia il caso di Filemone e Onesimo. Onesimo era un servo – in realtà, uno schiavo – nella casa di Filemone. Filemone era un credente che, in un certo momento, era venuto alla fede in Cristo attraverso Paolo.

Eppure, Onesimo si era presentato a Roma, dove Paolo era prigioniero, ed era diventato un aiutante per Paolo. Attraverso la loro interazione, anche Onesimo era diventato credente, ma ora stava tornando da Filemone con questa lettera di Paolo, che chiedeva misericordia per Onesimo.

Se dunque tu mi consideri in comunione con te, accoglilo come me stesso. Se ti ha fatto qualche torto o ti deve qualcosa, addebitalo a me.

Filemone 1:17-18

Paolo fa due cose in questo caso. Prima di tutto, manda Onesimo indietro per affrontare la giustizia per quello che ha fatto. Era diventato inutile per Filemone ed era scappato dalla sua casa. Forse aveva persino rubato da Filemone. Dovrebbe pagare. Onesimo dovrebbe ricevere giustizia per quello che ha fatto.

D’altro canto, Onesimo era diventato credente e si era trasformato. Era diventato proprio come Filemone. Ora seguiva e serviva Cristo.

Possiamo solo immaginare cosa deve aver pensato Filemone quando ha visto Onesimo tornare a casa sua. Forse sentiva quelle emozioni e un desiderio di giustizia nei confronti di Onesimo. Forse voleva davvero fargli del male. Forse era pronto a fare anche di peggio per quello che Onesimo gli aveva fatto.

Ma Paolo, attraverso la sua lettera, implorava misericordia per Onesimo. Ricordava a Filemone che persino lui doveva la sua stessa vita a Paolo.

Perché? Paolo lo aveva forse salvato da un incidente sulla strada?

No, non era questo tipo di salvezza che Paolo aveva compiuto per lui. Invece, Paolo lo aveva condotto alla vita eterna in Cristo, e con questa prospettiva e con il valore di conoscere Cristo in questo modo, Filemone doveva la sua vita a Paolo.

Quindi, poiché a Filemone era stata concessa grazia, anche lui doveva concedere grazia agli altri.

Questa situazione è un’applicazione pratica diretta della parabola che Gesù raccontò del servo spietato:

Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Perciò il regno dei cieli può essere paragonato a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il [suo] signore comandò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: “[Signore,] abbi pazienza con me e ti pagherò tutto”. Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: “Paga quello che devi!” Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava, dicendo: “Abbi pazienza con me e ti pagherò [tutto]”. Ma l’altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito. I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l’accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu avere pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?” E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che [gli] doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello [le sue colpe]”.

Matteo 18:21-35

Ognuno di noi, se siamo in Cristo, ha avuto i propri debiti cancellati. Il nostro peccato è un grande debito che ci grava addosso, ma il sacrificio di Gesù sulla croce è stato il pagamento di quel debito. È stata la cancellazione del debito causato dal nostro peccato, e Dio ci ha concesso grande grazia e misericordia di conseguenza. C’è stata giustizia, ma quella giustizia è stata riversata su Gesù invece che su di noi.

Perciò dobbiamo anche noi perdonare. Dobbiamo fare ciò che è ingiusto e concedere grazia e misericordia perché anche noi abbiamo ricevuto grazia e misericordia. Dobbiamo superare le emozioni e i sentimenti, il nostro desiderio di vendetta quando sentiamo il bisogno di giustizia, e invece offrire perdono agli altri. Noi siamo stati perdonati e quindi dobbiamo offrire perdono anche noi.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *