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Trasferirsi in città

Ora che le mura erano state ricostruite e il popolo ristabilito, Neemia doveva ripopolare la città. Dopo che la maggior parte del popolo di Gerusalemme era stata deportata in esilio, la città era in rovina, ridotta a una città fantasma, molto spopolata rispetto alla sua grandezza.

Per ripopolare la città, fu deciso di tirare a sorte per far tornare il popolo e cominciare a riempire la città. 1 su 10 delle persone dei villaggi circostanti, dalle tribù di Giuda, Beniamino e dei leviti e sacerdoti che vivevano all’interno delle tribù, furono portati nella città. Essi furono onorati, insieme ai capi che erano obbligati a trasferirsi, per il sacrificio fatto.

I capi del popolo si stabilirono a Gerusalemme; il resto del popolo ne estrasse a sorte uno su dieci perché venisse ad abitare a Gerusalemme, la città santa; gli altri nove dovevano rimanere nelle altre città. Il popolo benedisse tutti quelli che si offrirono volenterosamente di abitare a Gerusalemme.

Neemia 11:1-2

Perché sarebbe stato un sacrificio? Perché tutto doveva cambiare. Stavano intraprendendo una missione per il bene del popolo ebraico, per il bene del popolo di Dio, per la glorificazione di Dio stesso attraverso la ricostruzione della città di Dio. Il loro sacrificio avrebbe significato, in definitiva:

Cambiare lo stile di vita. Ora, invece di vivere in un paese più piccolo, vivevano in città.

Cambiamenti economici. Avrebbero dovuto trovare un nuovo modo per guadagnarsi da vivere.

Cambiamenti sociali. Solo 1 su 10 si sarebbe trasferito a Gerusalemme. Quanto era probabile che uno dei loro amici venisse anch’egli? Non molto probabile.

A volte, servire Dio significa doverci trasferire in un nuovo luogo. Farlo può sembrare affascinante, magari persino glorioso, ma spesso significa che dobbiamo fare sacrifici, rinunciando a ciò che preferiremmo fare, per fare invece ciò che Dio ci ha chiesto di fare. E così abbiamo una scelta: fare ciò che ci è più comodo o fare ciò che glorifica Dio.

Leggere del trasferimento di queste persone stamattina mi ha ricordato due storie diverse del tempo di Cristo.

Prima, ho ricordato l’insegnamento di Gesù ai farisei e ai maestri della legge riguardo alla casa disabitata – la persona da cui è stato scacciato un demonio – che sarebbe stata riempita di spiriti ancora più malvagi di prima, poiché lo spirito originale sarebbe tornato, portando con sé i suoi amici, se la “casa” fosse rimasta vuota:

«Quando lo spirito immondo esce da un uomo, si aggira per luoghi aridi cercando riposo e non lo trova. Allora dice: “Ritornerò nella mia casa da dove sono uscito”; e quando ci arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va e prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, ed entrati vi prendono dimora; e l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa malvagia generazione».

Matteo 12:43-45

Nel caso di Neemia, doveva riempire la città, altrimenti coloro che desideravano il male per Gerusalemme sarebbero venuti a conquistarla. Riempendo la città di persone che la pensavano allo stesso modo e che desideravano servire Yahweh, l’unico vero Dio, Neemia avrebbe completato la ricostruzione di Gerusalemme e avrebbe messo la città su una via sostenibile verso il successo.

Per noi, dobbiamo cercare continuamente di riempire le nostre vite con le cose buone dello Spirito di Dio. Il male è stato scacciato e siamo rinati per mezzo dello Spirito, ma il male desidera ancora tornare, rubare, uccidere e distruggere. Non dobbiamo permetterglielo, ma dobbiamo invece “popolare” le nostre vite attraverso le cose buone dello Spirito di Dio.

In secondo luogo, quando il giovane ricco andò a chiedere a Gesù cosa doveva fare per ereditare la vita eterna, Gesù rispose che doveva vendere tutto ciò che possedeva e seguirlo. Gesù voleva che l’uomo sapesse che doveva lasciare la sua vecchia vita e unirsi a questa nuova vita, una vita in Cristo. L’invito alla vita eterna era lì davanti a lui, ma egli scelse di rimanere com’era. Scelse la sua vecchia vita. La vita di ricchezze. La vita senza Dio.

Vedendo ciò, Pietro e gli altri discepoli facevano fatica a capire. Se i ricchi non potevano entrare nel regno di Dio, come avrebbero potuto farlo loro? Simile alle persone nella storia di Neemia, i discepoli avevano lasciato le loro città natali per seguire Cristo. Sarebbero riusciti a ereditare la vita eterna? Sarebbero riusciti veramente a entrare nel regno di Dio?

Allora Pietro, replicando, gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che ne avremo dunque?» E Gesù disse loro: «Io vi dico in verità che nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, anche voi che mi avete seguito sarete seduti su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, [o moglie,] o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto ed erediterà la vita eterna. Ma molti primi saranno ultimi e gli ultimi, primi.

Matteo 19:27-30

Sì, naturalmente, dice Gesù. Loro, infatti, saranno i giudici d’Israele. Saranno loro, perché hanno lasciato tutto per seguire Gesù, a ricevere molto di più e a ereditare la vita eterna.

Quindi dobbiamo chiederci… ne vale la pena? Sì, ne vale la pena… o meglio, ne varrà la pena. Ma ne varrà la pena solo se ci credi veramente.

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