La persecuzione non era l’unica sfida che Paolo doveva affrontare mentre svolgeva il suo ministero. La cultura romana era sessualmente promiscua, e lo era con orgoglio. Era normale per un uomo andare con prostitute. Era una pratica generalmente accettata persino adorare gli dèi o le dee nel tempio avendo rapporti sessuali con una prostituta del tempio. Questa era la cultura dominante, la realtà in cui Paolo stava svolgendo la sua opera, chiamando le persone ad abbandonare queste pratiche per essere santificate e sante davanti a Dio.
E scrisse ai Tessalonicesi:
Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a passioni disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio; che nessuno opprima il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e dichiarato prima. Infatti Dio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione. Chi dunque disprezza questi precetti, non disprezza un uomo, ma quel Dio che vi fa anche dono del suo Santo Spirito.
1 Tessalonicesi 4:3-8
Per molti aspetti, questa realtà è molto simile a quella del mondo occidentale di oggi. Ogni tipo di comportamento sessuale, secondo la nostra cultura, è permesso, e gli atteggiamenti e le pratiche della cultura dominante spesso trovano spazio anche all’interno della chiesa.
Ma Dio ci chiama ad essere santificati, a essere resi santi. Ci chiama ad abbandonare le pratiche della nostra cultura locale per seguire invece i suoi comandamenti. Lui è il nostro Dio e noi siamo il suo popolo. Ci chiama a essere santi, come Lui è santo. Ci chiama a vivere come popolo di Dio in ogni aspetto, incluso quello della nostra sessualità. Non a negare la nostra sessualità, ma a viverla pienamente e con gioia secondo il disegno che Egli ha stabilito: con i nostri coniugi, le nostre mogli e i nostri mariti.
Come ho letto questa mattina, qualcuno ha detto che il piano del nemico è quello di sovvertire completamente il disegno di Dio: portarci alla disobbedienza, tentando di farci avere il massimo dei rapporti sessuali fuori dall’alleanza matrimoniale e il minimo all’interno del matrimonio, così come Dio lo ha ordinato.
Questa è dunque la chiamata che Paolo rivolse ai credenti di Tessalonica: che fossero santificati e santi, abbandonando la cultura che li circondava per adottare invece la nuova cultura del Regno di Dio. Non più quella del regno delle tenebre, ma quella del Regno di Dio. E quella stessa chiamata risuona anche per noi oggi, nella nostra cultura del ventunesimo secolo. Siamo chiamati ad essere santificati e santi, a lasciare le trappole che la cultura attorno a noi ci tende, tentando di trascinarci in ogni tipo di peccato sessuale, e a correre verso la cultura della sessualità che Dio ci ha donato come suo popolo.